Ci sono vari riti di passaggio per connettersi con la realtà…il bagno “purificatore” nel Rio Dulce a Santiago, scegliere se tifi River o Boca indipendentemente a dove ti trovi, partecipare ad una marcia se sei a Buenos Aires..
E’ il 24 marzo, Día Nacional de la Memoria por la Verdad y la Justicia, in cui si commemora l’anniversario del colpo di stato del 1976, lo ricorderò come il giorno della mia prima marcia.
L’orgoglio e l’animo guerrigliero di questo popolo oggi si respirava a pieni polmoni, mescolato al profumo dei choripan; bambini in fasce, nonni col bastone, mamme all’ottavo mese di gravidanza, adolescenti colorate, tutti, davvero tutti, uniti a marciare, gridare, suonare, ballare, per non dimenticare, per non dimenticare oltre 30.000 desaparecidos, per non dimenticare il clima di terrore mascherato da apparente calma che in quegli anni aveva portato la dittatura.
“Io ero poco più che adolescente al tempo” racconta la mia amica Alejandra “non ricordo di aver visto situazioni di guerriglia, ma ricordo la continua sensazione di insicurezza, dei militari che potevano disporre delle persone come volevano a seconda della loro giornata…uscivo con le amiche e quasi sempre capitava che quando eravamo di ritorno ci fermavano per il controllo documenti, ovviamente se vedevano ragazze giovani scattava la perquisizione solo per palpeggiarti un po’, e dovevi stare attenta a come reagivi sennò poteva capitarti solo di peggio…”
Già dalla mattina la moltitudine di gente riempiva le avenidas intorno a Plaza de Mayo, camminava con aria fiera, orgogliosa, ma nello stesso tempo allegra e mansueta, la grande apertura umana di questo popolo l’ho testata ancora una volta qui, in cui ogni incrocio di sguardi generava un sorriso.
Dopo aver gironzolato per oltre due ore tra i vari fronti più o meno rivoluzionari, mi trovo giusto sotto al Cabildo quando allungo lo sguardo in avenida de Mayo e i miei occhi improvvisamente si illuminano all’avanzare di uno striscione, sta arrivando il fronte “Chacarera y Liberacion”!!
Non ci si può muovere tra tutta quella gente, li aspetto impaziente, sfilano davanti a me, incrocio uno sguardo e mi tuffo nel fiume di persone, cammino lentamente, il mio battito cardiaco si uniforma al repique di una cinquantina di bombos legueros, i brividi lungo la schiena per l’energia che attraversava il mio corpo in quel momento, tutti insieme camminiamo per avvicinarci alla Casa Rosada.
Ci fermiamo poco distanti dalle transenne che proteggono il palazzo del governo, i ragazzi erano super organizzati, una macchina con un amplificatore, un microfono, ..mancava forse il musicista? Ma no!!! Era li davanti che marciava, apriva il corteo con la bandiera della Pachamama, e non stiamo parlando di una persona qualsiasi ma di Peteco Carabajal.
Avevamo tutto dunque, ed è stato proprio in quel momento che per me il tempo si è fermato, quella mezz’ora del 24 marzo, quella mezz’ora al tramonto a ballare chacarera tra sconosciuti giusto sotto alla Casa Rosada, ad abbracciarci, a ridere, a cantare,….
Ci sono momenti in cui si percepisce davvero la forza della gente, il liberarsi in aria di emozioni che ti abbracciano, ci sono momenti in cui vivi sulla pelle il reale significato della parola “TUTTO”.
Ecco 2 minuti di quella mezz’ora: