In avvicinamento a Santiago del Estero
L’autobus che mi avrebbe portato da Cordoba a Santiago del Estero era un pò sgangherato, faceva un sacco di soste strane ma io non me ne curavo più di tanto, stavo per recuperare le ore di sonno perse a Cosquin, perchè lo sapete vero che se via a Cosquin per il Festival Nacional di Folklore praticamente non dormi! Vi rinfresco la memoria in questo articolo.
Il paesaggio inizia a cambiare e riconosco il polveroso parcheggio di Loreto dove l’autobus si ferma, sembrava una fermata per far scendere qualcuno ma i minuti passano e da fuori sento voci maschili abbastanza incazzate.
Bloccata a Loreto
Tiro su la testa dopo una siesta da Catalessi-postCosquin e tutte le signore si guardano intorno smarrite, scendo dall’autobus e un’ondata di caldo mi investe, mi abbraccia con tale amorositá che nemmeno mi posso lamentare (anche perchè fa proprio mancare il fiato).
Mi avvicino all’autista che come si dice in gergo gli altri passeggeri stavano “puteando”,
da qualche ora al piano sopra l’aria condizionata non funzionava e le persone si stavano letteralmente cuocendo sotto ad una lamiera con il sole a picco dall’una del pomeriggio. L’autista dice che si aspetta un nuovo autobus da Córdoba, bisognerá aspettare almeno 5-6 ore.
5-6 ore nel terminal di Loreto! Devo trovare un piano B perchè in genere le 5-6 ore poi diventano 9-10..
Il termomentro é piu clemente della sensazione termica, segna 39′ gradi e sono le 19.30 di sera.
Alla biglietteria del terminal una sonnolenta signorina mi dice che c’era una combi che andava a Santiago ma … Ops, ya se fue! (se n’è appena andata)
Il piano B
Non ci credo, fortunatamente só bene dove mi trovo quindi al caldo non si aggiunge l’ansia, mi faccio tirare giu i bagagli da quell’autobus, ormai arrivato alla frutta secca, qualcosa ne sarebbe uscito, ma ferma a Loreto proprio no. Mentre discuto con l’autista che non mi vuole dare il bagaglio se io non gli do il biglietto, un ragazzo li fermo con la moto a patire il caldo mi urla “Ese mamita, ese va a Santiago!”
Carica come una guida sherpa per aver preso a braccio tutte le robe senza la mia maniacale disposizione “stile tetris” caccio un urlo all’autista che stava per chiudere la porta e correndo butto su la valigia.
Confesso di essermi sentita molto “scaricatore di porto” in quel momento.
Salgo, mi ricompongo, ringrazio infinitamente con sorriso di gratitudine e nel giro di 2 min e mezzo sono gia in strada a Santiago. La combi (un furgoncino) inizia a riempirsi in modo inaudito, io ero seduta ma praticamente avevo una tipa in braccio che cercava a malapena di non darmi tutto il suo peso, mancava circa un’ora e mezza a Santiago del Estero.
Fluir
Mi trovavo in una situazione surreale e mi veniva da ridere anche perchè ci stavo davvero bene dentro, mi sentivo proprio a mio agio, in questa condizione di ilarità mi ritrovo a Santiago mentre il sole tramonta e avevo questa bella sensazione di “fluir”.
Adoro quando una cittá mi da questo genere di “bienvenida” significa che sará un soggiorno pieno di sorprese, e poi in effetti, lo è stato davvero!