Dall’Italia all’Argentina, non solo un cambio geografico ma mentale
Gennaio 2020. Quest’anno sono arrivata a Cosquin il giorno prima che inizi il festival, non vedevo l’ora che si compisse il mio ritorno al folklore argentino. Ho lasciato a Buenos Aires la frenesia dei preparativi di Riendas Libres, per cui sto lavorando, e ci siamo dati appuntamento di lì a pochi giorni. Arrivavo dall’Italia stanchissima, gli ultimi mesi erano stati intensi, belli sicuramente, ma avevano assorbito tutte le mie energie e il lungo viaggio in aereo e poi in autobus è stato un momento per cercare di fare un punto zero, mettere in stand by la velocità del “primer mundo” e ritrovarmi, da sola, con i miei obiettivi, con le cose mi piacciono.
La tana llegò otra vez!
Nonostante da oltre due settimane si stesse facendo il PreCosquin, l’atmosfera di preparativi che c’era nell’aria era particolarmente frizzante.Sono arrivata prima perchè ieri iniziava un seminario intensivo di folklore argentino con il ballerino e insegnante Eduardo Peque Coria. Il luogo che già conoscevo molto bene, è il Club Tiro Federal, dove ogni anno si fa la peña “La Fiesta del Violinero” organizzata da Nestor Garnica, infatti trovo proprio lui all’entrata che mi riconosce: “La tana llegò otra vez!” .
Indimenticabile la mia intervista con lui, e chi l’ha persa la può trovare a questo link.
Il ritorno al folklore
La prima lezione è stata davvero interessante, si tratta di lezioni in cui si riprendono concetti basici del folklore argentino, come il passo e la ritmica, ma rivolto a ballerini già esperti. Sono state due ore solo a ritmo del bombo leguero e da lì, passo basico con alcune variazioni e infiniti approfondimenti di ritmica, con tempi e contrattempi molto sfidanti, a questo si aggiungeva una temperatura di quasi 30°C.
La sfida di oggi nel folklore argentino
“No nos olvidamos que lo lindo de esta danza es el ritmo tribal y la magia del encuentro entre nosotros”. Eduardo Peque Coria